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Nuovo record: la popolazione mondiale supera gli 8 miliardi di persone (da sfamare). Clima e suolo, due grandi criticità

Siamo più di 8 miliardi. Otto miliardi di bocche da sfamare. A registrare questo dato è il demometro di Neodemos, associazione culturale senza fini di lucro fondata da un gruppo di studiosi con ampia esperienza di ricerca internazionale. Si tratta di un foro indipendente di osservazione e analisi. La sua finalità consiste nell’illustrare il significato delle tendenze in atto, di interpretarne le conseguenze di breve e di lungo periodo, di valutare e suggerire interventi.

Il demometro è solo simbolico perché, come si spiega sul sito di Neodemos, nessuno può sapere con esattezza l’ammontare della popolazione. Il suo valore reale è compreso, presumibilmente, in una forchetta di più o meno 100 milioni rispetto alle stime.

Come siamo cresciuti

Secondo le stime delle Nazioni Unite, la cifra di 8 miliardi si toccherà tra un anno, nel 2023. Attendiamo l’ufficialità istituzionale della popolazione mondiale. Anche se arriverà con uno “scarto” di un anno, il dato resta impressionante. Soprattutto se si fa il confronto con gli anni passati (dati delle Nazioni Unite):

ANNOPOPOLAZIONE (in miliardi)
19744
19875
19996
20117

E gli italiani quanti sono? Il contatore di Neodemos registra una popolazione di 59.399.000 a oggi, 24 gennaio 2022. Di questi, 10.321.000 sono giovani della fascia 0-19 anni, 18.397.000 sono over 60. Siamo sempre più vecchi.

Il numero di 8 miliardi offre uno spunto di riflessione sull’importanza di cambiare il nostro modo di produrre e consumare il cibo. Non solo: anche di costruire sistemi alimentari più resilienti, inclusivi e solidi, in grado di fare la differenza. Il 16 ottobre di ogni anno si celebra la Giornata mondiale dell’alimentazione. LOrganizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) l’anno scorso aveva segnalato che oltre 3 miliardi di persone non possono permettersi una dieta sana.

In campo anche il Nobel Giorgio Parisi

La fame nel mondo è in crescita dal 2014, soprattutto a causa dei conflitti armati, della crisi economica e della crisi climatica. Quest’ultima gioca un ruolo sempre più cruciale nel minare i sistemi di sussistenza e sarà una delle principali forze trainanti della futura insicurezza alimentare. Ne è convinto il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi. Lo scienziato è entrato a far parte dell’Alleanza dei premi Nobel per la Sicurezza Alimentare e la Pace, organismo che mira ad amplificare il lavoro della FAO nella lotta contro la fame nel mondo.

L’importanza del suolo

Come riporta un comunicato della FAO, anche invertire il processo di degrado dei suoli e proteggere la biodiversità è indispensabile per nutrire una popolazione mondiale in continua crescita: a sottolinearlo è QU Dongyu, direttore generale dell’organizzazione internazionale.

Fino al 95% della produzione di alimenti a livello mondiale dipende dal suolo. Nonostante ciò, fenomeni quali pratiche agricole non sostenibili, lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e l’incremento della popolazione stanno mettendo a dura prova i suoli del nostro pianeta, un terzo dei quali è già deteriorato. Secondo gli esperti, l’erosione dei suoli potrebbe causare una perdita del 10% delle coltivazioni agricole entro il 2050.

Dopo gli oceani, i suoli sono i principali serbatoi di carbonio e rivestono un ruolo cruciale nella mitigazione dei cambiamenti climatici e nell’adattamento agli stessi. A causa del degrado dei suoli del pianeta, sono già state rilasciate nell’atmosfera fino a 78 giga tonnellate di carbonio (una giga tonnellata equivale alla massa di 10.000 portaerei statunitensi completamente cariche). I suoli pullulano anche di vita e si stima che ospitino il 25% della biodiversità mondiale.

I sistemi agricoli a un “punto di rottura”

L’ultimo rapporto della FAO dal titolo Stato delle risorse idriche e del suolo del pianeta per l’alimentazione e l’agricoltura ha già lanciato l’allarme: i nostri sistemi agricoli, frutto del complesso intreccio di interazioni tra suolo, terra e acqua, si trovano a un “punto di rottura”.

  • La principale minaccia è rappresentata dall’erosione del suolo. Si calcola che, entro il 2050, l’erosione del suolo potrebbe comportare la rimozione di 75 miliardi di tonnellate di suolo. Questo, a sua volta, provocherebbe fino al 10% di perdite di coltivazioni agricole.
  • Un altro problema è rappresentato dall’inquinamento del suolo. Compromette la qualità del cibo che ingeriamo, dell’acqua che beviamo e dell’aria che respiriamo. L’uso eccessivo o inappropriato di prodotti chimici per l’agricoltura è una delle cause del problema. Dall’inizio del XXI secolo la produzione annuale di sostanze chimiche a livello globale è raddoppiata, fino a raggiungere approssimativamente 2,3 miliardi di tonnellate. Secondo le previsioni, crescerà dell’85% entro la fine del decennio.
  • La criticità della salinizzazione. Interessa 160 milioni di ettari di terre coltivate nel mondo e ogni anno compromette la produttività di 1,5 milioni di ettari di terreno. Lo scorso ottobre la FAO ha lanciato la Mappa globale dei suoli interessati da salinizzazione. Si tratta di un progetto congiunto a cui partecipano 118 paesi e centinaia di analisti di dati: consente agli esperti di individuare le zone in cui dovrebbero essere adottate pratiche di gestione del suolo sostenibili. Inoltre, fornisce ai responsabili delle politiche informazioni utili per realizzare progetti di adattamento ai cambiamenti climatici e di irrigazione.

Credito foto in apertura: Ryoji Iwata/Unsplash.

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