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Mal d’auto, treno, aereo, nave: come viaggiare senza avere la nausea

L’ammiraglio Horatio Nelson, uno dei più celebri eroi britannici, colui che sconfisse i francesi a Trafalgar dove morì in battaglia nel 1805, pativa il mal di mare. Lo confessò lui stesso in una lettera. Una consolazione, anche se piccola, per coloro che soffrono di chinetosi (o cinetosi), termine scientifico che racchiude le espressioni più popolari riferite al malessere legato al movimento: mal d’auto, mal d’aereo, mal di treno e, naturalmente, mal di mare. Disturbi con i quali sarà facile avere a che fare visto che circa 30 milioni di italiani, secondo le stime per il 2022 di un’indagine di Demoskopika, hanno scelto di andare in vacanza per i prossimi mesi: 9 su 10 resteranno in Italia e il 10% ha in programma di spingersi all’estero. 

La teoria più comune

“Ci sono diverse teorie all’origine della chinetosi e che in parte possono spiegare perché alcuni soggetti soffrono più di altri”, sottolinea Luigi Cattaneo, professore associato di Psicobiologia all’Università di Trento. “La più accreditata è quella secondo la quale percepiamo un moto non moto: non camminiamo, non corriamo eppure qualcosa ci dice che ci stiamo muovendo nonostante si sia immobili sul sedile dell’auto o di qualunque altro mezzo di trasporto.

Questa distorsione delle percezioni accade per una discordanza di informazioni che arrivano dai centri principali coinvolti nell’equilibrio:

  • vista;
  • orecchio interno, deputato grazie al vestibolo a segnalare l’accelerazione, per cui la variazione di velocità;
  • propriocezione la quale registra la posizione che il nostro corpo ha rispetto a se stesso attraverso recettori ad hoc che si attivano quando, per esempio, ruotiamo il collo.

Le informazioni vengono raccolte e integrate dal sistema nervoso centrale che le elabora e le trasmette al cervello, più precisamente al cervelletto: la sua funzione principale è proprio quella di verificare la discordanza fra le informazioni. Quando non coincidono, scattano segnali d’allarme che si trasformano a loro volta nei sintomi della chinetosi”. 

Segnali d’allarme

I più comuni sono:

  • pallore
  • sbadigli
  • nausea
  • vomito
  • vertigini
  • sudorazione fredda
  • iperventilazione
  • salivazione eccessiva
  • sonnolenza.

Possono comparire lentamente o di colpo e possono manifestarsi anche in contemporanea. Di norma, finiscono alla conclusione del viaggio. Se invece si tratta di tragitti lunghi, come nel caso di una crociera, di solito migliorano man mano che il nostro fisico si abitua a quella condizione.

Cosa succede quando si guarda il cellulare

Il caso più classico è quello di cominciare a non stare bene non appena, a bordo di un’auto, si prende in mano o si guarda il cellulare, anche solo per rispondere a un messaggio. “Gli occhi sono concentrati su un oggetto che percepiscono fermo all’interno del veicolo. L’apparato vestibolare, però, segnala che nello spazio ci stiamo muovendo. Nasce così la discordanza di informazioni”, prosegue il professor Cattaneo.In generale, qualsiasi fattore che aumenti la mancata corrispondenza tra ciascuno dei sensi che contribuiscono al nostro sistema di equilibrio accresce il rischio. Inoltre, più a lungo dura l’esperienza e più grande è la dimensione del movimento, si pensi a una nave con il mare mosso, peggiore è il sintomo. Influiscono anche le frequenze specifiche, motivo per cui si è visto che l’onda lunga in mare dà più noia”. 

I rimedi

Uno dei rimedi più rapidi per cercare di stare meglio è quello di guardare un punto lontano. “Fissare un punto fermo dell’orizzonte permette di avere un’idea più complessiva e chiara di quello che sta accadendo intorno a noi”, prosegue l’esperto. “La vista della strada che viene incontro, guardando il paesaggio frontalmente, accoppiata alla sensazione di movimento in avanti è la situazione perfetta per non stare male: il cervello riceve dall’apparato vestibolare e da quello visivo la stessa informazione di spostamento nella medesima direzione”. 

Perché chi guida non soffre

Non è un caso che chi guida l’auto, infatti, di solito non soffre di chinetosi. “Oltre a guardare sempre davanti, al guidatore scatta un meccanismo inconscio grazie al quale prevede le conseguenze delle proprie azioni”, precisa Cattaneo. “Di fronte a una curva in avvicinamento, per esempio, i muscoli del corpo si preparano ad attenuare i movimenti della testa e dell’apparato vestibolare e il segnale sensoriale che può favorire la chinetosi si affievolisce. Il concetto di prevedibilità è lo stesso che spiega il motivo per cui non soffriamo il solletico se ce lo facciamo da soli.

La velocità a cui ci si muove, invece, non influisce. Infatti, se si viaggia in autostrada a 130 km orari costanti, senza accelerare o decelerare, per l’orecchio interno si è fermi. I problemi sorgono quando il guidatore accelera o frena in modo brusco. La stessa cosa capita negli ascensori super veloci: la sensazione di ‘stomaco in gola’ avviene soltanto nel momento dell’accelerazione e della decelerazione”.

Teorie alternative

C’è chi suggerisce che la chinetosi non si verifichi solo a causa della mancata corrispondenza delle informazioni sensoriali. Piuttosto, sarebbe la nostra incapacità di regolare la postura per ridurre questo disallineamento di informazioni che ci fa sentire la nausea. Anche se questo ha senso, non ci sono molte prove a sostegno. “Un’altra teoria, comunque difficilmente dimostrabile, sostiene che la chinetosi potrebbe dipendere da una differente massa nei due lati di otoconi, piccoli cristalli presenti solo in parti dell’orecchio interno e che consentono di percepire la gravità in cui siamo immersi e le accelerazioni lineari. Come conseguenza, in questi soggetti durante le accelerazioni ci sarebbero informazioni discordanti  tra i due vestiboli”, dice Roberto Teggi, otorinolaringoiatra, specializzato in Otoneurologia e consulente all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. “C’è anche chi ha teorizzato che esiste una soglia di stimolazione del sistema nervoso centrale al di sopra della quale tutti soffrono di chinetosi. I piloti dell’aeronautica durante il corso si allenano con simulatori che li sottopongono a consistenti accelerazioni angolari. Tuttavia durante il primo volo spesso stanno male”.

Il fenomeno della cyber sickness

Infine, uno dei fenomeni più recenti legati alla chinetosi è quello della cyber sickness, la malattia da realtà virtuale con sintomi uguali a quelli descritti per il “mal dei mezzi”. Si può verificare quando si guarda un film in 3D, per esempio, quando si gioca ai videogame o quando si indossano occhiali e caschetti da realtà virtuale. Il malessere può essere minore nelle situazioni 4D, quando anche la sedia si muove. “Le cause sono le stesse della chinetosi classica. Al soggetto arrivano tantissimi stimoli visivi che invadono il sistema nervoso centrale, la sensazione di muoversi è data dagli oggetti che vediamo spostarsi. I pochissimi stimoli vestibolari e propriocettivi che arrivano, invece, comunicano che la persona è ferma”, conclude l’otorinolaringoiatra.

Gli esercizi di abitazione

Più ci si allena con esercizi specifici a un certo movimento, più il cervello riduce la sensibilità alla chinetosi. Si chiama approccio di abituazione. A suggerirlo sono stati di recente gli studiosi dell’Università di Warwick (Gran Bretagna) sulla rivista Applied Ergonomics.

I ricercatori hanno misurato a un campione di 42 partecipanti le abilità visuospaziali di base e la chinetosi attraverso un simulatore di guida (20 persone) e prove su strada (22). Dopo 14 giorni di esercizi visuospaziali di 15 minuti con carta e penna, è emerso che le abilità visuospaziali sono migliorate del 40%, aumento che potrebbe spiegare la riduzione della chinetosi del 51% nel simulatore e del 58% nella prova su strada.

“E’ un passo avanti nello sviluppo dei futuri sistemi di trasporto, compresi i veicoli autonomi”, ha detto Joseph Smyth, principale autore dello studio. “E’ probabile che questo metodo possa essere usato anche per attenuare il rischio di mal di mare”. L’otorinolaringoiatra Teggi aggiunge: “Esistono diversi protocolli che, attraverso esercizi di abituazione, sollecitano il sistema visivo con stimoli optocinetici, desensibilizzando la persona allo stimolo. Sono stati proposti per le persone in cui la chinetosi è un problema serio”.

Il mal di terra

Chi soffre di chinetosi è più facile che patisca il mal di terra o mal de débarquement (malattia da sbarco): si manifesta dopo essere stati per tanti giorni su mezzi in movimento, come accade in barca, su un traghetto o in nave. “Le risposte del sistema vestibolare alle accelerazioni possono essere modulate dal nostro sistema nervoso centrale, come accade per i piloti dell’aeronautica militare. Quando facciamo una crociera, le ripetute piccole accelerazioni producono una riduzione delle risposte del sistema vestibolare, il cui scopo è adattarci al nuovo ambiente in cui soggiorniamo”, precisa il dottor Teggi. “Una volta sbarcati, il sistema nervoso centrale deve ritarare il funzionamento del vestibolo alle condizioni originali; in alcune persone questi meccanismi avvengono in tempi lunghi, a volte anche diverse settimane. Gli emicranici ne sono maggiormente soggetti, anche se fattori emotivi possono giocare un ruolo. Una idonea terapia consigliata dal medico può ridurre intensità e durata del disturbo”. 

Come la dieta può aiutare

La chinetosi non è legata a quello che si mangia. “E’ un disturbo che riguarda il sistema nervoso centrale. Con l’alimentazione, però, possiamo aiutarci”, spiega Laura Rossi, nutrizionista e ricercatrice presso il Consiglio per la ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA Alimenti e Nutrizione). “Gli errori più comuni sono:

  • Bere troppi liquidi che normalmente sono favorevoli allo stimolo del vomito legato alla chinetosi;
  • per lo stesso motivo è sbagliato mangiare cibi molto acquosi come la frutta, errore che si compie pensando in questo modo di stare leggeri;
  • consumare alimenti dai sapori forti, quindi molto piccanti, dolci o amari perché, come spesso si dice, possono “tornare su” e di conseguenza favorire il malessere;
  • dissetarsi in viaggio con succhi di frutta, bibite e latte.

La regola generale è prediligere i sapori piatti che aiutano a non indurre la sensazione di nausea. Via libera, prima di partire, a un pasto molto leggero con alimenti asciutti come cracker, pane, grissini, taralli, biscotti secchi senza farcitura. Nel caso di un tragitto lungo, sgranocchiare questi cibi ogni 2-3 ore. Non conviene rimanere a stomaco vuoto perché i succhi gastrici stimolano acidità e possono favorire la nausea.

Che cosa è più indicato bere? Prima di partire e durante uno spostamento di diverse ore è importante bere poco e a piccoli sorsi soprattutto acqua naturale che, non a caso, si chiama acqua piatta. Quella addizionata di anidride carbonica, che in condizioni normali aiuta a digerire, può essere percepita come un sapore forte quando si viaggia e dare fastidio. Meglio l’acqua anche rispetto al tè. La teina presente in questa bevanda tende a eccitare, condizione che amplifica la sensazione di risposta agli stimoli, compresi quelli legati alla cinestesia. Arrivati a destinazione e recuperato il proprio benessere, reidratarsi bene.

Se si è consapevoli di soffrire di chinetosi, la sera antecedente la partenza è bene già cominciare a stare leggeri prediligendo una pasta poco condita o carne alla piastra senza intingoli o salse di accompagnamento”. 

9 consigli pratici per tutti

  1. Guida dolce. Evitare brusche accelerate o frenate: i sensori dell’orecchio interno (vestiboli) non sentono la velocità, ma l’accelerazione. Se si viaggia a velocità costante per l’orecchio interno non ci si sta muovendo. 
  2. Ventilare l’abitacolo. Abbassando il finestrino, l’aria che soffia sul viso o che si percepisce su una mano che mettiamo fuori può aiutare a segnalare al cervello che il corpo è in movimento. Utilizzare con moderazione l’aria condizionata.
  3. Niente odori. Il sistema olfattivo può concorrere nel far sentire a disagio. Limitare qualsiasi profumo in auto, che sia di un deodorante, di una fragranza o di cibo. Evitare il fumo di tabacco e l’aria viziata.
  4. Soste programmate. In sicurezza, che viene prima di tutto, sgranchirsi spesso le gambe e, quando possibile, fare soste ogni 2-3 ore: è l’occasione per un piccolo spuntino con cibi asciutti, come un pezzo di pane o qualche grissino.
  5. Lettura e schermi. Non leggere libri, riviste né guardare dispositivi elettronici (pc, tablet, smartphone): fissare un punto fermo vicino peggiora il conflitto tra le informazioni visive e vestibolari.
  6. Chiacchiere e ascoltare musica. Ridurre il più possibile i movimenti del collo e della testa, cosa tipica di quando si ha una conversazione perché quasi sempre si ruota il capo come parte di essa. Ascoltare la musica, invece, consente di distrarsi senza accentuare i movimenti del corpo.
  7. Attenzione al respiro. Imparare a concentrarsi sulla respirazione regolare e lenta è un modo per distrarsi. Può anche aiutare a ridurre ansia e irrequietezza, stati d’animo che possono predisporre al malessere.
  8. Sguardo in avanti. Non guardare punti in movimento, come il paesaggio laterale che scorre fuori, né l’andamento delle onde. Dirigere lo sguardo dritto davanti a sé su un punto all’orizzonte nella direzione in cui ci si sta muovendo aiuta a ridurre i sintomi. 
  9. Non guardare gli altri. Cercare di non stare vicino a chi già sta male perché esiste il cosiddetto “contagio psichico” che può minacciare una condizione già precaria. E’ quello che accade quando si vede una cosa disgustosa: si prova subito fastidio.

Perché non è detto che si soffra su tutti i mezzi

La chinetosi interessa tra il 13% e il 28% della popolazione; il 7% delle persone che effettua una crociera in nave è stato riportato soffrire di mal di mare con nausea e vomito. Come è possibile che, qualunque sia il mezzo di spostamento, alcuni soggetti possono leggere e giocare al telefono durante l’intero viaggio, mentre altri passano il tempo cercando di non stare male? Non solo. Uno stesso soggetto può soffrire l’auto, ma non l’aereo, per esempio. 

Suscettibilità individuale, emicranici più predisposti

Oltre al conflitto neurosensoriale che nasce dalla discordanza di informazioni tra centri dell’equilibrio (vista, orecchio interno, propriocettività), sistema nervoso e cervello, esiste una suscettibilità individuale al disturbo del mal dei trasporti. “Ci sono categorie di persone più predisposte, come quella degli emicranici”, spiega Roberto Teggi, otorinolaringoiatra. “La cefalea tipicamente di tipo pulsante associata a fastidio per luci e suoni forti consente la diagnosi di emicrania; il cervello dell’emicranico conserva caratteristiche di ipersensibilità agli stimoli sensoriali anche al di fuori della cefalea. Per questo più facilmente può essere a rischio di chinetosi che in età pediatrica può essere considerata un precursore emicranico”. 

Donne più a rischio

L’altra categoria è quella delle donne. “Soffrono di chinetosi in percentuale più elevata, forse per la più alta prevalenza di emicrania, situazione nella quale l’aspetto ormonale gioca un ruolo”, prosegue l’esperto. “Spesso la cefalea emicranica tipicamente si manifesta nel periodo del ciclo durante il quale vi è maggiore possibilità di avere le manifestazioni tipiche della chinetosi. Sempre cause ormonali fanno sì che il sistema nervoso centrale delle donne in gravidanza sia più sollecitabile. La chinetosi, è bene sottolinearlo, è un problema prevalentemente del sistema nervoso centrale, non dell’orecchio. Gli antistaminici sono tra i farmaci più efficaci nel tenere sotto controllo il disturbo. A base di dimenidrinato o scopolamina, in genere si prendono mezz’ora prima della partenza; è bene comunque assumerli sotto controllo medico. E’ dimostrato come siano efficaci nel ridurre almeno parzialmente il disturbo”. 

A volte è un disturbo temporaneo

Ci sono poi situazioni in cui la possibilità di soffrire di chinetosi è temporanea. “Per esempio, dopo una labirintite, un’infiammazione che comporta un periodo di perdita di funzionalità di un vestibolo: questi recettori delle accelerazioni della nostra testa sono nell’orecchio interno e in caso di perdita di funzionalità di uno dei due non inviano informazioni univoche al cervello sul nostro movimento. Tale sensazione può persistere per diversi giorni al termine della risoluzione della vertigine. Non appena il sistema nervoso centrale compensa il deficit vestibolare tutto rientra nella norma”, dice il dottor Teggi. 

I posti migliori da scegliere

Giocano un ruolo importante le cause ambientali che vanno dagli odori da limitare nell’abitacolo al posto scelto per viaggiare. “Per ridurre la chinetosi ci sono alcuni suggerimenti da seguire.

  • In auto il posto migliore è normalmente quello di guida, avere la possibilità di guardare la strada davanti a sé migliora la sintomatologia. Sui sedili posteriori l’ondeggiamento è maggiore e la vista davanti a sé è limitata. La scelta del sedile dell’auto vale anche per l’autobus. Stare sempre in posizione ben eretta e con la cintura allacciata.
  • In aereo scegliere un sedile verso la parte anteriore del velivolo o in prossimità dell’ala vicino al finestrino, le oscillazioni sono inferiori. Guardare fuori, vedere le nuvole e il terreno può aiutare ad alleviare i sintomi, come orientare il flusso d’aria verso il proprio viso.
  • Sulla nave posizionarsi in centro perché il movimento su e giù è meno forte. Meglio un ponte basso. Di giorno, durante la navigazione, trascorrere più tempo possibile nelle aree all’aperto ben ventilate. Sedendosi o sdraiandosi il rollio e il beccheggio si sente meno. Evitare di andare sottocoperta dove tutto sembra statico.
  • In treno, sedersi in un posto rivolto in senso di marcia, vicino alla parte anteriore e a un finestrino. Come per i sedili posteriori dell’auto, il rollio negli ultimi vagoni è maggiore”, suggerisce lo specialista. 

Predisposizione genetica

“Infine, esistono ricerche che hanno stabilito una predisposizione genetica al mal d’auto. Studi di concordanza svolti su campioni di gemelli cresciuti in posti diversi aiutano a capire la propensione ereditaria a questo disturbo. Si è visto che i gemelli separati dalla nascita hanno circa il 70% di concordanza nell’essere suscettibili al mal d’auto”. 

Come comportarsi con i bambini

Gli adulti hanno a che fare con la chinetosi dei bambini da secoli, almeno dal 300 d.C., quando il “mal di carro” fu osservato nell’antica Cina, secondo un articolo pubblicato sul Journal of Neurology. Ma la bella notizia, si legge sempre sulla stessa rivista, arriva da due grandi indagini eseguite in Germania e pubblicate nel 2019 dalle quali è emerso che la frequenza della chinetosi tra 5.041 bambini tra i 3 mesi e i 18 anni aveva tre fasi. Inizialmente, i soggetti erano resistenti al disturbo (solo due, sotto l’anno di vita, avevano manifestato sintomi sicuramente correlabili); poi l’incidenza è aumentata e tra i 4 e i 13 anni hanno sperimentato la chinetosi più frequentemente; infine, si è attenuata tanto che i ricercatori hanno teorizzato che i ragazzi si erano abituati.

“I dati tornano, circa il 30% dei bambini, soprattutto tra i 3 e i 12 anni, soffre del mal di movimento. Percentuale sottostimata perché vi rientrano soltanto i soggetti collaboranti, in grado di spiegare ai genitori che non stanno bene”, precisa Antonino Reale, responsabile UOC (Unità Operativa Complessa) Pediatria dell’emergenza presso l’ospedale Bambino Gesù di Roma. “Mancano i dati sui piccolissimi tra 0-2 anni. Ci sono studi che sembrano dimostrare che anche i lattanti possono soffrire di chinetosi: hanno sintomi come le coliche ed esprimono il loro malessere rifiutando di mangiare, manifestando irritabilità o piangendo, gli unici mezzi comunicativi che hanno a disposizione”.

Le stesse cause degli adulti

“Iperstimolazione del labirinto, che è il centro deputato all’equilibrio, attraverso movimenti passivi e disallineamento delle informazioni che arrivano al cervello. Medesimi anche i sintomi principali: pallore, sbadigli, sudorazione fredda, malessere, nausea, vomito. Il bambino può soffrire di chinetosi anche quando è sull’altalena, sulle giostre o quando gioca a girotondo”. 

Farmaci

Solo su prescrizione del pediatra. Dopo i due anni può essere somministrato il dimenidrinato, un antistaminico indicato per il mal di movimento. Può dare sonnolenza e secchezza delle fauci. Di solito si prende mezz’ora prima della partenza, poi dopo 4-6 ore a seconda delle indicazioni dello specialista. Ai farmaci si può ricorrere dopo aver provato terapie non farmacologiche. Per quanto riguarda i braccialetti antinausea, anche se funzionassero soltanto per effetto placebo vale la pena provarci, non ci sono controindicazioni. Si basano sul principio dell’agopuntura e della stimolazione del punto P6: guardando il palmo della mano, si trova tre dita sopra la piega del polso. Stessa cosa per il consumo di zenzero: ha la fama di avere un’azione antinausea”.

6 consigli per i più piccoli

  1. Seggiolino più alto. Per i più piccoli, potrebbe aiutare la scelta di un seggiolino con una base più alta in modo che il campo visivo possa essere meno limitato, condizione che favorisce la discordanza delle informazioni orecchio-vista-cervello.
  2. Giochi per guardare lontano. Stimolare i bambini a guardare in avanti. Bisogna aiutarli a concentrarsi su oggetti che sono davanti a loro e il più lontano possibile, magari coinvolgendoli in giochi come quello sui colori delle auto o sulle targhe. 
  3. Ascoltare audio storie. Distrarli proponendo di ascoltare la musica e di cantare. Un’alternativa è organizzarsi con podcast e storie per bambini. Un fornitore americano di questi servizi consiglia episodi brevi, da 5 a 10 minuti per i bambini di 3 e 4 anni e da 10 a 20 minuti per quelli di 5 e 6 anni.
  4. L’orario migliore. Partire quando il piccolo ha sonno, la mattina presto è un buon momento; oppure mentre sta dormendo, spesso il rollio dell’auto fa da culla.
  5. Niente videogiochi. Evitare che il bambino guardi cellulare, tv e videogame: queste azioni predispongono alle condizioni ideali per esporsi al rischio di chinetosi.
  6. Limitare il profumo. La fragranza del dopobarba del papà o del profumo preferito della mamma può infastidire il bambino quando viene preso in braccio.

Il cervello ingannato  

Nel 1977, il dottor Michel Treisman, uno psicologo dell’Università di Oxford ha proposto che la chinetosi possa essersi evoluta come un modo per far fronte all’intossicazione alimentare. “Nella maggior parte dei casi i meccanismi di nausea e vomito hanno un ruolo difensivo. Esistono da quando c’è vita sulla terra, da centinaia di milioni di anni, ce l’hanno tutti i vertebrati a partire dai pesci, non sono meccanismi tipici dell’uomo”, spiega il professor Cattaneo. “Il centro del vomito si trova nel tronco dell’encefalo, la parte più primitiva del cervello. Si attiva attraverso le informazioni che vi giungono da tre tipi di stimoli.

  • Chimici: sono provocati da recettori periferici, dalle capacità gustative ben più spiccate rispetto a quelli della bocca, posizionati sulla parete dello stomaco e del duodeno: intercettano le sostanze chimiche e le tossine che potrebbero avvelenare il nostro corpo e i recettori centrali nel cervello. E’ il motivo per cui la chemioterapia, proprio per la sua tossicità, ha tra i suoi effetti collaterali quello della nausea.
  • Meccanici: si attivano quando si stimola con le dita il palato molle per liberare la faringe ostruita.
  • Gastrici: entrano in funzione quando lo stomaco è troppo pieno. In tutti e tre i casi il significato difensivo è evidente. E’ invece difficile vedere un vantaggio adattativo dello stare male quando si viaggia. La cosa poco chiara è come mai il centro del vomito, che è unico, raccolga anche le informazioni che arrivano dal movimento”.

Dal mio articolo su Corriere della Sera inserto Salute.

Credito foto in apertura: Jenny Ueberberg/Unsplash.

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