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La spesa a basso impatto con i consigli di Lisa Casali

Un recente studio dell’Università di Yale ha dimostrato che installare i pannelli fotovoltaici sul tetto di una casa faceva aumentare del 50% la probabilità che altre abitazioni nel raggio di un chilometro facessero altrettanto entro 6 mesi. Cosa c’entra questo esempio con l’alimentazione e la spesa a basso impatto? C’entra, perché lo studio invita coloro che adottano comportamenti green a far scattare “l’invidia verde” dei vicini pubblicizzando tali comportamenti, per esempio apponendo in giardino o sul portone un cartello con scritto “Casa alimentata con energia solare”.

Il libro Il dilemma del consumatore green
La copertina del libro “Il dilemma del consumatore green” di Lisa Casali (Gribaudo),

Far scattare l’invidia verde

“Nel caso della spesa potremmo stimolare l’effetto emulativo mostrando un cartello con scritto ‘La mia spesa è più buona’ oppure raccontando le nostre scelte sui social o facendole circolare col passaparola”, spiega Lisa Casali, scienziata ambientale e autrice del libro Il dilemma del consumatore green (Gribaudo, € 18,90). “C’è di sicuro chi pensa che rinunciare a una bistecca o acquistare un pesce a rischio di estinzione in pescheria sia inutile ‘perché intanto qualcun altro mangerà quella bistecca, quel pesce ormai è stato pescato’. Eppure fa la differenza perché ogni acquisto che facciamo diventa parte di una domanda che fa sì che domani l’offerta di quel bene tenga conto della richiesta di oggi. Minore è la domanda, minore sarà l’offerta. Quindi, nel breve termine quella rinuncia può sembrare inutile, ma già domani potrebbe dare i suoi effetti. Ovviamente è altrettanto importante invocare azioni concrete da parte delle istituzioni”.

Scelte per la salute nostra e del Pianeta

“Ogni prodotto che teniamo in frigo o in dispensa ha un costo non solo legato a quanto l’azienda ha sostenuto per produrre e trasportare quel bene, ma legato anche al depauperamento e al sovrasfruttamento delle risorse naturali come acqua dolce, terreno fertile, specie e habitat naturali, foreste, biodiversità, al deterioramento di queste risorse a causa di contaminazioni o attività che possono danneggiarle e al contributo ai cambiamenti climatici. Scegliere di essere un consumatore green significa influire sulla salute nostra e del nostro Pianeta e tutelare le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori di quella filiera”, prosegue Casali. 

Carrello verde per la spesa a basso impatto
Foto: Clker-Free-Vector-Images/Pixabay.

I suggerimenti di Lisa Casali per la eco spesa

Acqua

La scelta green è optare per l’acqua del rubinetto. È un’acqua più controllata per obblighi di legge, i limiti di sostanze potenzialmente dannose sono più restrittivi. La presenza di calcare, carbonato di calcio, di per sé non fa male, è da sfatare il mito del rischio di calcoli bevendo l’acqua del rubinetto (le evidenze scientifiche dicono che vengono per eccesso di alimentazione animale). Sa di cloro? Il cloro è estremamente volatile, basta mettere l’acqua in bottiglia e lasciarla evaporare qualche ora per far sparire il sapore di residui di cloro. Il cloro c’è anche nel sale, ma non mi sembra che ci si ponga il problema della sua presenza.

Per risolvere ogni dubbio sulla sua qualità secondo l’autrice si possono fare tre cose:

  1. consultare le analisi che vengono pubblicate regolarmente sul sito del Comune o del gestore dell’acquedotto;
  2. far analizzare l’acqua del rubinetto da un laboratorio di analisi, procedura un po’ costosa che vale la pena di fare se l’acqua ha un colore strano o un odore strano, aspetti che possono dipendere dalle tubature e non dall’acqua;
  3. acquistare una caraffa filtrante o un depuratore domestico, a patto di usarlo a lungo per abbatterne gli impatti di produzione: serve solo per migliorare il sapore dell’acqua e richiede manutenzione, sostituire i carboni attivi periodicamente. Il gasatore domestico la trasforma in acqua gassata e le bombole esaurite vanno riconsegnate al negozio perché vengono rigenerate e riempite di nuovo”.
Bottiglie di vetro e di plastica
Le bottiglie di vetro e di plastica hanno pro e contro (Foto: Alexander Lesnitsky/Pixabay).

Acqua in vetro, in plastica, in lattina

“Non esiste un’opzione veramente green.

  • Confrontando l’impatto ambientale lungo il ciclo di vita di una bottiglia di plastica e di una di vetro vince la plastica, perché richiede meno energia per la produzione e meno emissioni per il trasporto, essendo molto più leggera.
  • Se guardiamo però a quello che succede all’imballaggio dopo l’uso, vince il vetro, perché è riutilizzabile e riciclabile all’infinito. Se riutilizziamo per almeno 10 volte una bottiglia di vetro riusciamo a compensare l’impatto maggiore che ha sull’ambiente.
  • Riciclare la plastica ha un costo e la domanda non è così elevata. Inoltre, non può essere riciclata all’infinito, perché la composizione chimica si deteriora: dopo 2-3 trattamenti di riciclo finisce in discarica o al termovalorizzatore. La plastica si fa con scarti di lavorazione del petrolio e fino a quando lavoreremo e raffineremo il petrolio avremo questo prodotto che permette un esempio di economia circolare. La plastica ci dà problemi perché abbiamo un eccesso di rifiuto da smaltire e da riciclare. Se non se ne può fare a meno, scegliere acqua imbottigliata in Italia e preferire formarti grandi che permettono di risparmiare packaging ed emissioni.
  • C’è anche l’acqua in lattina che sta comparendo, la lattina è riciclabile all’infinito come il vetro però la lavorazione e la produzione hanno un impatto superiore alla plastica.
  • Tenendo conto del ciclo di vita, i tre materiali hanno pro e contro, quindi usarli con moderazione quando non si ha alternativa”.

Frutta e verdura

“Le linee guida consigliano di mangiare tre porzioni di verdura e due di frutta al giorno, le scelte di acquisto sono quindi molto importanti. Produzione biologica e italiana è già un buon criterio. Selezionare prodotti di stagione, sfusi, non lavorati, a filiera corta e locale, con certificazione biologica o biodinamica e Biodiversity Friend (in fondo all’articolo, una guida alle più note certificazioni, clicca qui per accedervi rapidamente). Se è a filiera non certificata, prestare attenzione che sia con ridotto uso di agrofarmaci e con pratiche sostenibili di lavorazione della terra. Se il prodotto non è locale cerchiamo però quello con certificazione Fairtrade o Rainforest Alliance. Imparare a usare anche scarti, bucce, gambi e foglie, spesso più ricchi di vitamine e fibre. Usare il 100% di ogni frutto e ortaggio permette di raddoppiarne la resa riducendo i nostri sprechi fino a 182 kg pro capite”.

Carne

Scegliere prodotti biologici e biodinamici e rispettive certificazioni di produzione locale, filiera corta”.

Prodotti ittici

Salmone con verdure
Salmone e verdure.

“Sia il pesce pescato sia quello allevato hanno diversi aspetti di criticità ambientali, dal sovrasfruttamento delle specie alla produzione di reflui che per un allevamento di medie dimensioni è pari a quella di una città di 100mila abitanti. Per il pesce pescato, un’eccezione, valida come alternativa sostenibile, è la pesca artigianale locale selettiva, fatta con ami e piccole reti e venduta localmente. Per quello allevato, un’eccezione, valida come alternativa sostenibile è il pesce proveniente da allevamenti di piccole dimensioni che utilizzano mangimi vegetali e vendono localmente. Il consiglio è di acquistare il pesce fresco direttamente da piccoli pescatori, se si ha la fortuna di vivere al mare, scegliendo specie meno sfruttate e acquistare pesce con certificazioni MSC, ASC, FOS. Moderare il consumo di pesce in scatola o vasetto perché in gran parte dei casi si tratta di stock sovrasfruttati.

La domanda di pesce a livello mondiale è in crescita, quindi consumiamolo con moderazione. Più dell’80% degli stock ittici del mediterraneo è sovrasfruttato, ci sono gravi problemi a livello internazionale sulle specie più sfruttate come merluzzo, tonno, salmone. Prediligere quei pesci meno noti come occhiata, sciabola e gran parte del pesce azzurro. Per chi fa la spesa di corsa, le certificazioni danno garanzie in più rispetto alle tecniche di pesca e agli stock ittici, nessuna, però, è perfetta”.

Caffè

Tazzina con caffè schiumato circondata da chicchi
La macchina con il macina caffè tra le migliori eco scelte.
  • “La tecnica di preparazione più green è la moka. Oppure la macchina con il macina caffè integrato: a fronte di un maggior consumo di energia per la macinazione, si hanno ridotti imballaggi.
  • Le cialde sono composte da uno strato di carta di riso che avvolge il caffè macinato e pressato. Dopo l’uso può essere gettata nell’organico, ma restano da smaltire gli astucci di alluminio (uno per ogni cialda usata) e la scatola di cartone (una per circa 18 cialde).
  • Le capsule sono composte da alluminio, plastica o bioplastica. Quelle in alluminio, e spesso anche quelle in plastica, sono vendute all’interno di una scatola di cartone. Quelle in bioplastica compostabile, pur essendo la capsula di per sé biodegradabile e compostabile, solitamente sono confezionate una a una in un astuccio di alluminio o plastica (come le cialde) e poi inserite in una scatola in cartone. La capsula compostabile può essere smaltita nell’organico, le altre vanno smaltite nell’indifferenziato, poiché all’interno è presente il fondo del caffè e non è semplice estrarlo.

Il caffè è uno di quei prodotti che necessariamente vengono da lontano, visto che non è coltivabile alle nostre latitudini e necessita di climi tropicali. Gran parte del caffè che beviamo arriva dal Sud America o dall’Africa. Per avere garanzie su una produzione a basso impatto ambientale, non essendo possibile acquistare a km zero o direttamente dal produttore, la cosa migliore è affidarsi a certificazioni ambientali verificate da parte terza. Le più importanti sono Fairtrade e Rainforest Alliance. Inoltre, evitate gli sprechi di caffè; se avanza, per esempio, può essere congelato e usato per preparare un sorbetto; i fondi di caffè possono essere distribuiti direttamente nei vasi come concime”.

Tè, cioccolato e spezie

“Non sono disponibili a km zero. Nel caso del tè e delle tisane, scegliete prodotti da agricoltura biologica, eventualmente con marchio Fairtrade o Rainforest Alliance; privilegiate i prodotti sfusi, in alternativa optate per bustine di tessuto che possono essere conferite nella raccolta dell’organico. Meglio evitare le bustine in materiale plastico che vanno nell’indifferenziata e che rischiano di cedere microplastiche alla bevanda; tra i vari tipi di infusi e tisane preferite quelli a base di ingredienti prodotti in Italia, certificati biologico, Fairtrade, Rainforest Alliance, con imballaggio ridotto al minimo in materiali biodegradabili e compostabili e carta certificata FSC o PEFC”.

Il fenomeno del green washing

“Non esiste una definizione univoca, dipende anche da dove poniamo noi l’asticella della tutela dell’ambiente. L’azienda green deve essere impegnata tutta e non solo per un prodotto, ci deve essere una politica di sostenibilità dell’impresa, ci devono essere tante azioni in campo. Un’azienda che non fa nulla, che non ha politica aziendale e che spinge un prodotto con un packaging ecologico senza cambiare altro, per me questo è green washing. È già qualcosa, è vero, ma se la bolliamo come azione green l’azienda non avrà mai l’interesse di investire davvero per cambiare il proprio core business, adottando misure per tutto il gruppo. Bisogna saper riconoscere quando l’impegno dell’azienda è reale e non di facciata. Per me ci vuole un percorso di impegno progressivo che deve riguardare l’azienda nella sua interezza”.

Le principali certificazioni indicate nel libro

  • ASC – AQUACULTURE STEWARDSHIP COUNCIL

Schema per l’acquacoltura responsabile che prevede standard specifici per ogni specie allevata, per ridurre l’impatto ambientale. Tutte le aziende che intendono gestire o vendere prodotti certificati ASC devono avere la Catena di Custodia certificata per garantire la piena tracciabilità dei prodotti.

  • BIODIVERSITY FRIEND

È un protocollo che valuta l’impatto che l’attività agricola ha sulla biodiversità del territorio di produzione, promuovendone la tutela. La qualità ambientale è valutata attraverso indici di biodiversità di suolo, acqua e aria.

  • FAIRTRADE

È uno dei marchi del commercio equo e solidale. La certificazione promuove una produzione agricola sostenibile e condizioni di vita dignitose per i lavoratori. Prevede il rispetto di criteri economici, ambientali e sociali.

  • FOS – FRIEND OF THE SEA

Certificazione che premia le pratiche sostenibili nei settori della pesca e dell’acquacoltura.

  • FSC – FOREST STEWARDSHIP COUNCIL

Certificazione internazionale, indipendente e di parte terza, specfica per il settore forestale e i prodotti (legnosi e non) derivati dalle foreste. Obiettivo: garantire una gestione sostenibile delle foreste e la tracciabilità della filiera.

  • MSC – MARINE STEWARDSHIP COUNCIL

Certifica i prodotti ittici provenienti da pesca sostenibile.

  • PEFC – PROGRAMMA PER IL RICONOSCIMENTO DI SCHEMI NAZIONALI DI CERTIFICAZIONE FORESTALE

Certifica l’approvvigionamento legale e sostenibile di carta e legno.

  • RAINFOREST ALLIANCE

Certifica una produzione attenta all’ambiente, agli ecosistemi naturali e alla biodiversità.

Il sacchetto più eco per fare la spesa

Il sacchetto a impatto zero è quello che abbiamo già in casa e che continuiamo a riutilizzare, senza acquistarne di nuovi. Se non abbiamo con noi un sacchetto, l’opzione più green, secondo un’indagine di Altroconsumo, è il sacchetto biodegradabile e compostabile da riutilizzare per la raccolta dell’umido domestico. 

TIPOLOGIA
DI BORSA
NUMERO DI UTILIZZI PER COMPENSARE
L’IMPATTO AMBIENTALE
Biodegradabile e compostabile1
Borsa in poliestere           1,8-5
Borsa in propilene (rigida e robusta in vendita nei super)3,6-5,6
Sacchetto di carta           4,2-4,7
Borsa di iuta               46-84
Borsa di cotone           155-239
Fonte: “Il dilemma del consumatore green” di Lisa Casali

Credito foto in apertura: Instagram

Una versione più breve di questo articolo è uscita su Natural Style

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