Emma Morano è stata la donna più vecchia del mondo fino alla sua scomparsa a 117 anni nel 2017. Passati i 100, chiamò il suo medico per chiedere se avesse dovuto smettere di mangiare la carne rossa perché le era stato detto che fa venire il cancro. A raccontare l’aneddoto è Valter Longo, biogerontologo di fama internazionale inserito, nel 2018, dalla rivista americana Time tra le 50 persone più influenti al mondo nel campo della sanità. “Ho seguito per molti anni la signora. Se per lei la preoccupazione di come cambiare la dieta sarebbe potuta essere in fondo alla lista, per la popolazione adulta non è così. Studiando l’alimentazione dei centenari si è visto, per esempio, come a un basso contenuto di proteine animali corrisponda una minore incidenza di tumori e, in generale, una vita più lunga”. L’American Cancer Society rivela che negli Stati Uniti si ha un rischio di circa il 40% di ammalarsi di cancro. Dati simili nel nostro Paese: il 50% degli uomini e più del 30% delle donne hanno la probabilità di ammalarsi di tumore nel corso della vita, secondo l’Associazione italiana di oncologia medica e l’Associazione italiana registri tumori.
Digiuno e terapie standard
“Di tumore si guarisce, anche tanto, però non c’è stato il crollo dei casi come è avvenuto per le malattie cardiovascolari”, spiega Longo, direttore del Laboratorio di longevità e cancro all’Istituto di Oncologia Molecolare IFOM di Milano, professore ordinario di Gerontologia e di Scienze Biologiche e direttore dell’Istituto di Longevità presso la School of Gerontology alla University of Southern California di Los Angeles. “I tumori sono malattie complesse, mai identici tra loro, fatti da cellule di tanti tipi diversi, alcune delle quali possono o meno rispondere a una terapia. Per questo la guerra contro il cancro deve concentrarsi sulla creazione delle condizioni che rendono le cellule tumorali molto più vulnerabili alla cura e le cellule sane e gli organi molto più resistenti”, sottolinea l’esperto, autore del libro Il cancro a digiuno (Vallardi, € 18,90) in cui espone i risultati di anni di ricerca sulle potenzialità di un nuovo approccio alla lotta contro il male del secolo: l’integrazione, sotto controllo medico, del digiuno o della dieta mima-digiuno alle terapie standard validate dalle linee guida internazionali.
Come agisce la dieta
Può sembrare una contraddizione limitare il cibo in un momento in cui il paziente deve essere in forza per affrontare cure pesanti, eppure i dati scientifici, che lo stesso Longo precisa essere ottenuti in animali o in studi clinici non ancora conclusivi, sembrano parlare chiaro. “La dieta mima digiuno spinge l’organismo a entrare in un regime di simil-digiuno apportando allo stesso tempo i nutrienti essenziali: è povera in proteine e zuccheri e ricca di grassi sani. Le nostre ricerche e quelle di altri studiosi mostrano che il digiuno o la dieta mima-digiuno bloccano le capacità delle cellule tumorali di modificarsi – una delle loro caratteristiche più importanti – e di sfuggire alla tossicità delle cure. Per sopravvivere le cellule tumorali hanno bisogno di nutrirsi in abbondanza e quando si trovano in condizioni di digiuno diventano confuse, diversamente da quelle sane che sanno perfettamente cosa fare quando il cibo è carente, perché da miliardi di anni sono state esposte a quella condizione (si pensi alle carestie). I cambiamenti nell’alimentazione devono rendere il sangue, attraverso il quale si nutrono, ostico alle cellule tumorali al punto che una terapia mirata riesca a ucciderle tutte prima di indebolire sistemi fondamentali per combattere il cancro, come il sistema immunitario o quello nervoso. Non si tratta di una panacea per tutti i mali, ma si è visto che l’integrazione del digiuno potenzia l’efficacia di molte cure antineoplastiche. Ricercatori hanno mostrato, per esempio, che digiuno e dieta mima-digiuno possono innescare un effetto simile a quello prodotto dall’immunoterapia che è, tra le nuove cure, quella forse più promettente”.
Squadre oncologiche
“La ricerca sul cancro fa passi da gigante, ma le terapie destinate ai pazienti che ne soffrono procedono molto più lentamente. Per tagliare questo sfasamento temporale fondamentale per vincere la guerra servono squadre di multispecialisti, guidate dall’oncologo, in cui ci sia il nutrizionista, lo psicologo e il biologo molecolare, una figura oggi assente. Invece è lo stratega di questa guerra perché ha la conoscenza di come un tumore evolve, come si protegge o delle sue debolezze”, conclude l’esperto. “Se in genere una differenza del 5% non sembra così importante, per un paziente oncologico anche un 5% di possibilità in più di guarire potrebbe essere tutto. I dati sperimentali indicano però che l’effetto della dieta mima digiuno ha il potenziale per molti tumori di avere effetti potenti su una percentuale ben più alta del 5%, ma solo grandi studi randomizzati sugli uomini potranno confermare questa possibilità”.
Mangiare come i centenari

Il cancro è forse la patologia più rappresentativa legata all’avanzamento dell’età perché dipende da fattori fortemente influenzati dal processo di invecchiamento. “Ritardandolo possiamo posticipare, e in molti casi evitare, i tumori. Una strada è di seguire, consultandosi con il proprio medico, la cosiddetta dieta della longevità che ho messo a punto studiando 5 pilastri della longevità inclusa l’alimentazione dei centenari più sani al mondo”, spiega Longo.
Ecco i suoi consigli
- Fino a 65-70 evitare il più possibile gli alimenti di origine animale (carne e formaggio), fatta eccezione di un po’ di pesce due o tre volte a settimana. Dopo le restrizioni possono essere meno strette.
- Proteine poche, ma sufficienti. Oltre al pesce, prediligere legumi, semi oleaginosi, frutta a guscio.
- Tre cucchiai di olio di oliva al giorno.
- Limitare il consumo di zuccheri e carboidrati raffinati come pasta, riso, pane, patate per mantenere costanti i livelli di glucosio nel sangue ed evitare il sovrappeso. Consumare cereali integrali, alte quantità di verdure e un po’ di frutta.
- Se si è in sovrappeso o si tende a prendere peso con facilità, consumare 2 pasti al giorno più 1 spuntino di un circa 100 calorie (ciotola di insalata con olio e due noci) in sostituzione al pasto saltato.
- Limitare tutti i pasti a un arco temporale di 12 ore.
- Per le persone non a rischio, 3-5 bicchieri di vino, preferibilmente rosso, o di birra alla settimana.
- Praticare attività fisica, con esercizi adatti all’età, sia aerobica (150 minuti a intensità moderata a settimana o 75 minuti di attività intensa) che lavora sul cuore, sia anaerobica che si concentra sul rinforzo muscolare (2 volte a settimana) e sulla flessibilità delle articolazioni (2 volte a settimana).
Dal mio articolo su Diva e donna
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