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I benefici della convalescenza: perché è importante riposare dopo una malattia

George Bernard Shaw diceva: “Mi piace la convalescenza: è la cosa per cui vale la pena ammalarsi”. Lo scrittore e premio Nobel visse tra Otto e Novecento, epoca con ritmi ben diversi da quelli di oggi che sono spesso antitetici rispetto a quelli dolci e lenti – e per questo anacronistici – della convalescenza stessa. “Che siano le ginocchia oppure il cranio a dover guarire da una lesione, i polmoni da una infezione virale, il cervello da una commozione cerebrale, la mente da una crisi di ansia o depressione, ricordo spesso ai miei pazienti che è utile concedere tempo, energia e rispetto adeguati al processo di cura”. La gentile raccomandazione è di Gavin Francis, medico di base e scrittore, autore del libro Guarigione, l’arte perduta della convalescenza. “Ogni malattia è un unicum, il che significa che in un certo senso lo è anche ogni guarigione. Ciascuno di noi ha tempi di convalescenza diversi e avrà bisogno di strategie differenti”. Ma perché è così importante rispettare il riposo per sfruttare al meglio i benefici della convalescenza?

Meno ricadute

Convalescenza deriva da una parola che significa ‘riprendere forza’. “E’ un vero e proprio momento di cura, è un po’ come il riposo dopo un’attività sportiva intensa, fa parte dell’allenamento“, spiega Nicola Montano, professore di Medicina interna all’università Statale di Milano e direttore dell’omonima divisione all’IRCCS ospedale Policlinico del capoluogo lombardo. “Subito dopo una malattia, un intervento chirurgico, un trauma fisico si è più fragili: ci può essere una riduzione della funzionalità immunitaria, un calo di quella muscolo-scheletrica se si è stati costretti a rimanere a letto più giorni, un senso di affaticamento generale. Riprendere subito a eseguire ciò che si faceva prima può quindi portare con più facilità a ricadute o a un recupero non del tutto perfetto, per questo è importante rispettare la convalescenza. E’ un po’ come interrompere in anticipo una terapia antibiotica, è controproducente”.

La convalescenza deve però essere direttamente proporzionale al tempo di malattia: se è stato molto prolungato, come nel caso di una polmonite, sarà più protratta nel tempo. Se però la malattia è stata di pochi giorni, come spesso accade nel caso di un’influenza, probabilmente ne basterà uno per rimettersi in pista. E’ sbagliato per sé e per gli altri andare al lavoro lo stesso con un sintomo chiaro, errore che compiamo anche noi medici come è emerso da uno studio pubblicato alcuni anni fa sulla rivista scientifica JAMA. D’altra parte non è un caso che si pratichi la convalescenza da tempi antichi. Questo vecchissimo rimedio è sempre stato usato perché empiricamente si era visto che dopo un evento il recupero delle normali funzioni non era immediato, ma occorreva un certo lasso di tempo. Allora non si facevano esami e si valutava l’effetto dei benefici della convalescenza rispetto alla ricaduta o a una ripresa dello stato di benessere psicofisico”. 

L’importanza del sonno

Per accelerare i benefici della convalescenza, stare a letto qualche ora in più del solito aiuta. “Dormire di più migliora il recupero di tutte le funzioni perché riduce l’attività del sistema nervoso simpatico che è quello che attiva le cellule favorendo le condizioni di stress”, precisa Matteo Cerri, professore di Neurofisiologia all’università di Bologna. “Se alle cellule è richiesta un’attività intensa, le risorse energetiche a loro disposizione andranno usate per “fare quel lavoro extra” e non per rigenerare il danno della malattia. È come se avessimo una fabbrica che è stata danneggiata da un terremoto: possiamo chiedere agli operatori di aggiustarla. Se però li esortiamo anche a lavorare alla catena di montaggio, non potranno allo stesso tempo riparare la fabbrica e quindi può darsi che qualcosa crolli”. Insomma, cerchiamo di essere il nostro miglior medico.

8 consigli pratici per sfruttare i vantaggi della convalescenza

  1. Riprendere l’attività poco per volta, a seconda della patologia che si ha avuto. Non chiedere al corpo attività impegnative, rispettare i propri tempi di recupero di concerto con i processi naturali. 
  2. Evitare stress psicologici perché attivano l’organismo come se lavorasse rallentando la guarigione.
  3. Attenzione a tavola: non mangiare alimenti che richiedono “impegno gastrointestinale”, meglio una dieta sì ricca di energia, ma che sia facilmente utilizzabile (frutta, pasta).
  4. Assecondare il proprio ritmo circadiano, non andare a dormire tardi, per esempio. Se necessario fare un pisolino pomeridiano.
  5. Tenere alto il tono dell’umore: la mente possiede una formidabile capacità di influenzare il ritorno in salute.
  6. Favorire le interazioni con le persone che ci piacciono, guardare film piacevoli, leggere.
  7. Cercare di riempire lo spazio in cui si vive di luce, pulizia, piante e tranquillità.
  8. Scegliere un medico di cui ci si fida. A ogni consulto gli specialisti portano con sé la propria personalità e la propria esperienza. La virtù principale di qualsiasi relazione terapeutica è la fiducia. Se la si perde, il processo di cura diventa più difficile.

Dal mio articolo su Corriere della Sera inserto Salute.

Credito foto in apertura: Claudio_Scott/Pixabay.

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